Non sono tra gli amanti del cinema a cui piaccioni i remake, tutt'altro.
Sono invece tra gli amanti del cinema, punto.
Per questo motivo, nonostante la mia riluttanza, alle volte mi costringo ad andare a vedere anche qualche remake, sempre che m'ispiri.
L'ultimo che ho visto al cinema e' stato "Invasion".
Prima di fare le mie considerazioni sul film, devo ammettere che il mio amore smodato per "l'invasione degli ultracorpi" (The Body snatchers), il romanzo scritto da Jack Finney nel 1955 e il film omonimo del '56, mi hanno fatto andare al cinema senza grandi aspettative. Un confronto troppo difficile da sostenere sin dalla partenza.
Persino il famoso remake del 1978, "Terrore dallo Spazio Profondo", e' da sempre rimasto scolpito nella mia mente, non giocando, indubbiamente, a favore di quest'ultimo arrivato nella famiglia.
Del resto, l'immagine di Donald Sutherland che emette lo "strano urlo" di allarme in faccia alla protagonista, e' vivida nei ricordi di tutti quelli che in quegli anni, come me, erano bambini. Tanto che, ancora diciottenne, quando andavo in giro con la mia amica Simona e incontravamo persone che si comportavano in maniera strana, gli affibbiavamo il nomignolo di "baccelli", proprio in onore del film.
Ma piu' di tutto, cio' che ti rimaneva impresso della pellicola era la sensazione di angoscia e di alienazione. L'idea di svegliarsi una mattina e pensare: "Oddio! Chi sono queste persone che mi sono attorno? Non di certo la mia famiglia!". L'idea di camminare tra la gente cercando di capire chi ti e' amico e chi nemico. Insomma un ricordo di un bel film, si', ma un ricordo angoscioso. Al punto che, sebbene ancora molto giovane, mi veniva da domandarmi se l'uniformarsi ad un qualcosa, solo perche' lo fanno gli altri, non fosse un atteggiamento da alieni, piuttosto che il contrario.
Pero',alla fine, una volta uscita dalla sala lunedi' scorso, non ero del tutto delusa. Viste le premesse mi sembrava un buon risultato, un punto a favore di "Invasion".
Ma, a distanza di una settimana, devo ammettere che il film non e' stato niente di che. L'unica cosa che vale la pena ricordare e' il dialogo tra il diplomatico russo e il personaggio interpretato dalla Kidman (oltre al fisico di Daniel Craig s'intende ^_~).
Se il film voleva dare un messaggio e' tutto concentrato in quello scambio di battute e niente piu'. Pero' persino il regista s'e' accorto che, sperso li' nel mezzo, sarebbe andato perduto e lo ha rievocato, intelligentemente, nei ricordi dalla Kidman alla fine della pellicola.