Monday, March 30, 2009
Sono tornata ieri sera stanca morta ma assai felice.
Sono stati due giorni belli, interessanti e divertenti.

Prima di tutto passarli in stanza con Dinetta e' gia' di per se' una cosa speciale perche', si sa, Daniela e' un mito: organizzata, precisa, discreta nella giusta misura e invadente quando se ne sente il bisogno (tra l'altro Dani, mi devi far leggere il comic book di 24 che ti sei comprata!). La notte mi ha cullata col suo respiro regolare come un orologio e allo stesso modo rassicurante.

Luk'janenko e' un grande. Discreto come ogni buon russo (tranne al party Ucraino dove e' stata bevuta vodka al peperoncino a fiotti), cordiale visto che non ha fatto una piega quando ha visto che gli ho portato tutti e 4 i libri dei Guardiani da autografare. Si e' guardato tutte e 4 le copertine con soddisfazione e poi me li ha dedicati. :-) (Yeahhh! ehm... daaaaa!!)

Lippi, il curatore dell'Urania, e' un uomo molto colto e con mia sorpresa (ok, lo ammetto, partivo prevenuta) ha fatto un intervento molto bello sulla fantascienza nella letteratura in generale e su "2001 Odissea nello Spazio" in particolare visto che ci ha scritto un libro.

Sorpresa delle sorprese: Marina Sirtis e' simpaticissima! Anche questa e' stata una rivelazione per me perche' il suo personaggio (Deanna Troy di Star Trek The Next Generation) mi e' sempre stato piuttosto antipatico.

La cena di gala al tavolo con Bruce Sterling (uno dei creatori del genere cyberpunk insieme a Gibson), alla moglie di quest'ultimo e agli svedesi organizzatori della Eurocon del 2011 e' stato MOLTO interessante.

Altra cosa fantastica: rivedere quegli amici che ormai sei abituato a vedere una sola volta all'anno.

Unica pecca: la presentazione del Premio Italia lasciata, come ogni anno, al Vegetti. Aiuto!!!

ciau

Fede
 
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Friday, March 27, 2009
CONDOMINIO

Nel condominio ci si apprestava a giocare a canasta come tutti i giovedi’ sera.
“Perche’ canasta?” domando’ Giovanni mentre accendeva la TV. C’era l’ultima regata di Luna Rossa, non se la sarebbe persa per nulla al mondo.
“Perche’ la vela?” domando’ a sua volta Cinzia.
Giovanni prese il pacchetto di sigarette e Cinzia capi’ che non c’era risposta. Erano sposati da troppi anni ormai per mettere in discussione le basi del loro rapporto e le cose andavano bene cosi’. “Canasta!” sorrise Giovanni buttando fuori il fumo che aveva inspirato.
Cinzia annui’.
“Quanto e’ ormai che giochi con i nostri vicini?” continuo’ lui.
“Due anni”
“E quando pensate di studiarvi le regole?”
Cinzia alzo’ le spalle “Giochiamo solo per divertimento. Per stare insieme, le regole sono secondarie non trovi? E se cominciassimo a litigare? Non abbiamo piu’ l’eta’ per litigare, Giovanni!”
La regata stava per iniziare e l’attenzione di Giovanni fu tutta per lo schermo della televisione.
“Devi smettere di fumare. Quella roba ti fa solo del male!” disse Cinzia, ma non era sicura che il marito l’avesse sentita: le barche si erano allineate vicino alla partenza.
Cinzia usci’. Chiuse la porta delicatamente e scese le scale di un piano. Quella storia andava avanti da due anni e per molti altri sarebbe proseguita, uguale a se stessa, in quella ripetitivita' di gesti che e' propria degli anziani ancora soddisfatti di loro stessi.
Quella sera avrebbero giocato da Domenico, al piano terra. Domenico era un ometto di circa ottanta anni, attaccato alla vita come pochi altri. Era sopravvissuto alla moglie e purtroppo anche alla figlia, ma soprattutto era sopravvissuto a tutte le dicerie sul suo conto. Per un certo periodo si racconto’ persino che avesse sequestrato la figlia e l'avesse chiusa in una delle camere della grande casa al piano terra.
L’inquilina del terzo piano lo raccontava spesso a quella del secondo, stando attenta a non affacciarsi troppo dal balcone per la paura che Domenico potesse scorgerla.
Ovviamente Domenico sentiva tutto, persino i pianti della neonata del quinto piano, e non si lamentava mai. La vita che circondava il suo appartamento non lo disturbava affatto, anzi. Probabilmente da quei suoni estrapolava la vita e la faceva sua, come una spugna sulla riva di un fiume continua ad assorbirne l’acqua.
Domenico non era molto alto ma gli piaceva osservare gli altri da quella prospettiva: lui li studiava, mentre gli altri passavano oltre. Li osservava andar via per sempre e riusciva a tirare le somme della loro esistenza attraverso gli occhi di parenti ed amici presenti al funerale.
Non c'era un funerale nella sua parrocchia che si perdesse. Era li' per vecchi amici, per parenti, per semplici conoscenti e persino per gli sconosciuti e anonimi abitanti del quartiere.
Amava passeggiare in silenzio e osservare i negozi lungo le strade. Aveva visto chiudere la macelleria, poi il veterinario, persino l'elettrauto, resistevano soltanto i due bar, l'alimentari e il negozio di cornici.
Aveva pochissimi amici e Cinzia era una di questi. Neanche Giovanni amava passare del tempo con Domenico.
Giulia era un'altra delle sue amiche della canasta. Abitava al quarto piano, era piena di vita nonostante i suoi sessantacinque anni. Non badava alla dicerie del condominio tanto quanto non ci badassero Domenico e Cinzia. Forse era per questo che si trovavano bene a giocare a canasta senza sapere nemmeno le regole.
Giulia non era mai stata sposata anche se di uomini ne aveva avuti molti. Aveva vissuto bene anche da sola, facendo affidamento solo su stessa. Pensava che le maldicenze su di lei fossero dettate dall'invidia per la sua liberta'. Aveva lavorato a lungo e aveva una pensione di tutto rispetto. Era soddisfatta di se', della sua vita, perche' poteva permettersi di guardare indietro senza avere rimpianti.
Anche Cinzia accettava la vita per quella che era nonostante la sua malattia. Le ossa la facevano soffrire, ma andava avanti cercando di godersi tutto quello che la vita le offriva. Non aveva paura di andare avanti.
Domenico, poi, sembrava alieno a queste preoccupazioni. Giocava e rideva, camminava per ore ed osservava il mondo circostante con occhi neutrali, non per giudicare ma solo per osservare.
Fuori il mondo cambiava e Domenico osservava.
Il tempo passava inesorabile e molti degli inquilini del condominio non c'erano piu', li avevano sostituiti delle giovani coppie, alcune delle quali avevano anche dei figli. Domenico era andato a tutti i loro funerali, anche a quello della maldicente signora del terzo piano.
Eppure loro tre continuavano a giocare a canasta tutti i giovedi' sera.
Anche Giovanni, con grande dolore di Cinzia, se n'era andato per sempre. Il giorno del suo funerale, Domenico e Giulia, erano li' in prima fila accanto all'amica.
Quel giorno cambio' molte cose.
Da quel triste evento giocavano piu' spesso a canasta ed avevano persino imparato le regole.
Giulia e Cinzia avevano cominciato a passeggiare con Domenico, tutti i giorni. Osservavano in silenzio il quartiere con lui, poi ne discutevano a casa. Parlavano di molte cose tra loro ma mai una volta una sola parola sulla loro innaturale longevita'. Sospiravano alla vita e andavano avanti. Cinzia stava sempre meglio tanto che le ossa sembravano persino essersi rafforzate. Non soffriva piu' cosi' tanto come prima.
Le cose andavano bene finche' una mattina come tutte le altre, uscirono per andare a passeggiare e incontrarono Adele.
Adele era una bambina di cinque anni. Da poco i suoi genitori erano venuti ad abitare al secondo piano del condominio. Adele li osservo' in silenzio, ad occhi sgranati. Il papa' era lontano, era fuori dal portone per prendere la spesa dalla macchina. La bambina sembro' indicare i tre vecchi amici ma il suo dito indice punto' oltre, dietro le loro spalle dove non c'era niente e nessuno se non la porta chiusa dell'appartamento di Domenico.
Adele, nella sua innocenza, vedeva la nera signora con la falce, la vedeva perfettamente. Vedeva la sua tunica nera finire nell'ombra di Domenico, sotto i suoi piedi.
Il vecchio le sorrise.
Si chino' su di lei portandosi l'indice alle labbra: “Se non ti porrai delle domande anche tu potrai vivere per sempre. Non ti reclamero'. E' mio diritto farlo se trovo qualcuno che ne valga la pena.”



FINE

Federica M.
 
posted by Federica at 6:36 AM | 2 comments
Monday, March 23, 2009
Niente di strano che nel sogno di questa notte ci fosse anche il detective Scanlon (visto che ieri nel delirio febbricitante ho visto ben due nuove episodi di Medium).
Nel sogno dovevo aiutarlo in non so che tipo d'indagine.
Arriviamo al paesino nostra meta e ci ritroviamo proiettati indietro nel tempo. Il paese e' un classico borgo medievale: ci sono le case col tetto fatto di legnetti incrociati, c'e' la grande chiesa e in lontananza le mura di un castello.
Entro in una delle case perche' avevo promesso ad una mia amica che mi sarei presa cura di uno dei suoi cuccioli di cane. Li' mi aspettava l'amica (Dinetta) che viveva coi suoi genitori.
Per entrare in casa si entrava direttamente nella cucina, nella quale spiccava il grande camino per cucinare, poi sulla destra, c'era l'unica stanza da letto di tutta la casa.
Entro e scelgo l'unica cucciolotta femmina che aveva il pelo di color verde. Era talmente piccola che potevo tenerla sul palmo della mano.
Quando esco, dopo aver fatto il mio dovere, mi dirigo verso la grande chiesa gotica. Dentro mi aspetta Scanlon per proseguire con le indagini. Mentre siamo tutti li' seduti ad ascoltare l'omelia, ne succedono di tutti i colori. Dalla busta di Loredana escono due ricci, che io riesco a prendere senza che questi mi pungano. Li prendo e li porto al sicuro. Poi, dallo zaino di un ragazzo - che poi mi spieghera' essere un girovago che sta facendo il giro del mondo - esce un picchio. Tutti proviamo a prenderlo per ridarlo al proprietario ma senza successo. Nel tentativo di afferrare il picchio fuggitivo prendero' in sequenza: una colomba, un piccione e infine un pappagallino verde che mi si posera' sul dito per prendere del cibo. Decido di tenermi anche il pappagallo che mi ricorda quello della mia infanzia, che io e mia sorella avevamo chiamato Generale Lee. In onore del Generale battezzero' cosi' anche il mio nuovo amico. Cosi' ora ho: una cucciolotta di cane mastino dal pelo verde, un pappagallino e due ricci.
Proseguo nelle indagini da sola e mi reco in Tailandia, in un paese sperduto nella giungla. L'unico mezzo di comunicazione tra il paese e la civilta' e' una piccola barca di legno che segue il percorso del fiume fino alla prima citta'.
Le tracce s'interrompono, quindi devo tornare in citta', su questa barca che sembra assai poco stabile. Mi avventuro lo stesso, non ho altro modo per tornare indietro, ma durante il percorso incontro molti bambini tailandesi che si fanno il percorso a nuoto. Chiedo loro se non si stancano, se non sarebbe meglio che prendessero la barca, ma loro mi rispondono che non hanno i soldi e che va bene cosi'.
Arrivo in citta' e riesco a tornare nel paese medievale dove mi aspetta il detective per proseguire le indagini. A questo punto mi sono svegliata.
Mah!
 
posted by Federica at 8:38 AM | 0 comments


E' stata la mia prima esperienza allo Stadio Flaminio a vedere il rugby, grande passione di mio marito!
Ebbene, finalmente, ho capito perche' gli piace cosi' tanto: e' uno sport non solo bello da vedere, ma anche corretto e unico.
C'e' il rispetto delle regole, dell'avversario, dell'arbitro.
Quando un idiota ha lanciato in campo verso l'arbitro una bottiglietta d'acqua, in 40.000, quanti eravamo alla stadio, ci siamo alzati e abbiamo cominciato ad urlare "FUORI!", finche' il fesso non e' stato costretto ad uscire.
Devo dire che e' una cosa di un livello neanche paragonabile a cio' che siamo abituati a vedere negli stadio che ospitano pe partite di calcio.
Un altro mondo!

Abbiamo perso, ma ho visto anche una bellissima meta dell'Italia.
 
posted by Federica at 8:30 AM | 1 comments
Wednesday, March 18, 2009
Stage Allievi I livello
14/15 marzo 2009
Pico (FR)


Già all'arrivo, alla vista del posto che ci ospiterà, intuiamo che trascorreremo un fine settimana davvero speciale.
Il paese vecchio è un incanto e diventa sempre più suggestivo man mano che si sale verso il castello e il belvedere.
L'agriturismo è bello, caldo, accogliente e comodo.

Alle 15:30, come da programma, ci siamo tutti... o quasi. Ma subito, appena arrivati, i ritardatari si fanno perdonare portando con loro torte fatte in casa e vino speciale per la cena.

In pochi minuti Bruna, il Maestro, ci sistemerà a coppie nelle varie stanze (arredate in un elegante stile in grado di amalgamare pezzi d'antiquariato con pezzi moderni). E' lei a decidere sia le coppie che le stanze che avremmo occupato; è chiaro che non le sfugge il minimo particolare organizzativo.
Preso possesso ognuno del proprio letto e del proprio spazio di armadio, ci cambiamo per indossare tute e kimono e siamo pronti per cominciare la lezione speciale; ci aspettano tre ore consecutive di pratica ma siamo tutti emozionati e felici.
Purtroppo la palestra è un po' umida ma la lezione da sola è in grado di scaldarci.
Apriamo con uno studio approfondito dei dieci movimenti CHI KUNG di riscaldamento. Li ripetiamo svariate volte, e ad ognuno di noi vengono corretti gli errori di esecuzione.
Quindi proseguiamo con i movimenti del primo anno: “carezzare la coda del passero”, “peng lu ji han”, “frusta”, “spazzolare il ginocchio” e “pugno”. Ma, ahimè, cominciamo male... il Maestro non è soddisfatto: sembriamo poco in sintonia gli uni con gli altri. Ci muoviamo con tempi diversi e questo non va bene. Abbiamo bisogno di sentirci più gruppo e meno singoli individui.
Già con la “Forma 3 Minuti”, la prima forma che si studia al primo anno, le cose vanno meglio. Cerchiamo di seguire il movimento della persona davanti a noi e di rispettare il tempo dei primi in fila. Cosi' ci accorgiamo che sono passate le tre ore: incredibile come il tempo sia volato via!

Saliamo fin sul belvedere che fuori è già buio, ma è meglio sapere dove si terrà la prima lezione dell'indomani, quella che faremo in attesa dell'alba. Il borgo vecchio di Pico, di notte, è ancor più suggestivo che di giorno: vecchie case abitate ma silenziose si alternano a vecchie case diroccate o abbandonate da tempo. Su, in cima, il vento è gelido, ma la vista della valle vale la pena. L'indomani prima dell'alba sarà bene coprirsi a sufficienza.

Una doccia rapida e siamo tutti pronti per la cena. Il momento del pasto serale è stato si', il momento conviviale dello stage, ma anche quello che ci ha permesso di conoscerci meglio, tutti: allievi di Colonna, della Borghesiana, di Marino, di Spinaceto e di Castleverde. Abbiamo parlato, mangiato, bevuto, raccontato barzellette divertenti e gelide freddure e soprattutto abbiamo cantato insieme De Andrè, Guccini, Fossati e molti altri cantautori italiani grazie all'accompagnamento con la chitarra di Joel e a quello vocale di Simone. A mezzanotte passata siamo andati a dormire consci che l'indomani ci saremmo dovuti alzare alle cinque per prendere l'energia dal sole nascente.

Devo dire che appena mi sono messa a letto, ho dormito come un ghiro fino all'ora della sveglia, esattamente come è accaduto a quasi tutti. Alle cinque di mattina non eravamo pimpanti, ma sempre carichi, pronti per un'altra nuova esperienza: la pratica di CHI KUNG sul belvedere in attesa del sorgere del sole.
Vestiti “a cipolla” come si suol dire, ovvero a strati (maglietta, felpa, maglia di pile, sciarpa, cappello e giubetto) siamo usciti che fuori era ancora buio.
Abbiamo studiato gli Animali mentre il sole sorgeva davanti a noi, spuntando da dietro le montagne, poi abbiamo condiviso l'energia del cielo e della terra con l'esercizio di chiusura che serve a riequilibrare il CHI..

Alle 06:30 gasati dallo studio degli animali e ormai completamente svegli, abbiamo seguito il Maestro a fare colazione al bar. Quando s'è chiesto se non ci aspettasse la colazione dell'agriturismo alle 08:30, c'è' stato giustamente risposto alla “Hobbit” che quella delle sei era solo la “prima prima colazione” alla quale sarebbe seguita la “seconda prima colazione” delle otto e poi il pranzo dell'una. Ebbene si'... siamo senza fondo!

Al Bar dello Sport, nella piazza centrale di Pico, nel paese basso, abbiamo vissuto un altro dei mitici momenti di gruppo durante il quale non solo si e' fatta amicizia, ma ci si e' scambiati utili consigli per la preparazione di ottime prelibatezze fatte in casa: marmellate, pane e chi più ne ha più ne metta.

Nell'ora rimasta prima della seconda colazione c'è qualcuno che ha trovato persino il tempo di un breve sonnellino.

Tra la colazione e la seconda lezione della giornata, l'ultima dello stage, alcuni di noi ne hanno approfittato per godersi il bel sole caldo della giornata, “imitando le lucertole” lungo il comodo muretto della palestra.

Mentre il paese prendeva vita, alle 09:30, noi si entrava nuovamente in palestra per le ultime tre ore di lezione durante le quali avremmo imparato una nuova forma: la “Forma Breve Numero Uno”, composta di ben trenta movimenti. Non credevo che saremmo riusciti ad impararla tutta: ebbene mi sono dovuta ricredere! Ma soprattutto, la cosa speciale è stata vedere come in soli due giorni di pratica insieme, sebbene fossimo più di 25 e riempissimo la palestra, ora fossimo in grado di muoverci come un'unica persona. Persino il Maestro era soddisfatto.

Verso mezzogiorno siamo nuovamente saliti al belvedere per allenarci, divisi a coppie, nelle applicazioni di combattimento legate ai movimenti studiati.

All'ora di pranzo, all'una passata, eravamo affamati e piacevolmente stanchi. Devo dire che i pasti sono stati buoni e abbondanti, niente da ridire al riguardo.

Alle tre il momento peggiore del fine settimana, quello dei saluti. La stanchezza comincia già a farsi sentire come la malinconia che ci assale quando si arriva alla fine di una bella esperienza.
Mogi mogi ci siamo salutati ed ognuno s'è incamminato per la propria strada. Con alcuni ci si rivedrà presto in palestra, con altri dovranno passare ancora dei mesi prima di potersi rivedere.
Per quel che mi riguarda, credo che quella che abbiamo vissuto tanto intensamente sia un'esperienza che un praticante di TAI CHI CHUAN deve poter fare almeno una volta.

FINE

http://www.accademiataichi.it/seminario%20i%20livello%20a%20Pico%202009.htm
 
posted by Federica at 6:42 AM | 0 comments